In Italia, dopo l’alluvione di Firenze del 1966, le esperienze maturate a seguito di numerosi altri gravi eventi calamitosi – alluvioni (Piemonte 1984, Sicilia 2009, Liguria e Toscana 2011, Emilia Romagna e Sardegna 2013-2014), attentati (Firenze 1993), terremoti (Friuli 1976, Irpinia 1980, Marche e Umbria 1997-1998, Abruzzo 2009, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto 2012) – hanno aumentato la consapevolezza riguardo ai problemi della corretta conservazione degli archivi e del recupero successivo all’emergenza.
Le emergenze e le catastrofi ricorrenti hanno stimolato una riflessione sulle metodologie e sulle tecniche d’intervento, ma ancora non si è sufficientemente diffusa e radicata la consapevolezza della necessità di porre in atto strategie di prevenzione.
Gli archivi, nel caso dei grandi disastri che colpiscono il territorio e la popolazione che vi abita, sono strumenti indispensabili allo svolgimento più economico, efficace ed efficiente possibile delle operazioni di reazione immediata all’emergenza e di recupero successivo di tutti i beni materiali e immateriali che caratterizzano e assicurano la vita di quel territorio: alcuni archivi, in particolare, quali l’anagrafe e lo stato civile, il catasto, gli archivi notarili e gli archivi ecclesiastici sono le principali fonti in grado di restituire identità e diritti alla popolazione colpita.
L’emergenza in ambito archivistico, peraltro, non si manifesta soltanto nei casi delle grandi catastrofi idrogeologiche, quali le alluvioni e i terremoti, purtroppo sempre più frequenti, ma si verifica molto spesso nei casi di quei “micro-disastri”, causati dall’inadeguatezza degli edifici e delle strutture di conservazione, che colpiscono singoli complessi archivistici o porzioni di essi: infiltrazioni d’acqua, crolli, infezioni e infestazioni biologiche, contaminazione da agenti tossici.
Gli archivi, come le biblioteche, in cui predominano i supporti scrittori in carta e in pergamena, sono gravemente minacciati dal fuoco o dall’acqua, nonché da altri agenti, apparentemente più lenti, ma non meno nocivi, quali la polvere, l’umidità, le muffe.
A partire dal 2002, la necessità di potenziare la prevenzione dei disastri è costantemente indicata come una priorità nei documenti della Unione Europea (UE) relativi agli archivi.
La Direzione Generale per gli Archivi (DGA), secondo quanto indicato nei documenti della UE e previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, nell’ambito delle linee di indirizzo indicate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MIBACT), promuove e coordina le attività relative alla conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio archivistico nazionale e per tale motivo ha ritenuto di dover fornire ai responsabili di tale patrimonio linee specifiche d’indirizzo su un problema di estrema attualità.
Il gruppo di studio nazionale sui Rischi e le Emergenze negli Archivi (REA) ha potuto giovarsi della fondamentale collaborazione di altri soggetti quali l’Associazione Italiana dei Conservatori e Restauratori degli Archivi e delle Biblioteche (AICRAB), l’Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI) e l’Associazione SOS Archivi e Biblioteche (SOS A&B), che si adoperano per incrementare la conoscenza, la formazione, lo studio e la ricerca in tutti i campi connessi alla conservazione del patrimonio archivistico.
Il Gruppo di studio ha realizzato le Linee guida sulla prevenzione dei rischi e la reazione alle emergenze negli Archivi e una App a titolo gratuito, scaricabile sia da Google Play che da AppStore.